I disturbi del comportamento alimentare
I disturbi alimentari esprimono attraverso il corpo un disagio emotivo

Uno dei tratti più tipici nei disturbi alimentari è l’incapacità di vivere i fenomeni psichici e relazionali se non attraverso il comportamento e le sensazioni corporee. Questo fenomeno è definito CONCRETISMO. Il corpo cioè viene usato per rappresentare gli stati mentali e relazionali che non riescono ad essere espressi per altri canali. Per esempio si può percepire il disagio emotivo come l’impressione di ingrassare, o si può esercitare una condotta di astensione e restrizione del cibo come il bisogno di non farsi notare, di assottigliarsi. Analogamente le abbuffate bulimiche possono nascere dal bisogno di colmare un vuoto emotivo o al contrario per prendere le distanze da se stessi da emozioni spiacevoli troppo forti. Il digiuno rigoroso può rappresentare il bisogno di avere il controllo su se stessi. Quando la relatà psichica non riesce ad essere correttamente integrata è possibile che il corpo assuma un ruolo eccessivamente predominante per la continuità del senso del sé. Il corpo prende il posto della mente.
I disturbi alimentari hanno a che fare con:
- un DEFICIT della REGOLAZIONE AFFETTIVA, cioè della capacità di gestire le emozioni, di non farsene travolgere e sopraffare.
- una COMPROMISSIONE della capacità di MENTALIZZAZIONE, ovvero la capacità di comprendere la mente degli altri e di se stessi, sia a livello cognitivo, sia a livello emotivo. Una componente fondamentale della vita psichica è la trasformazione delle esperienze in immagini mentali. Gli incontri fisici e le esperienze relazionali si trasformano in rappresentazioni interne, la realtà fisica diviene psichica e in tal modo è possibile riflettere sulla nostra stessa mente e su quella degli altri. La mentalizzazione implica un elemento autoriflessivo ed uno interpersonale. Il primo consente di comprendere se stessi, conoscere e definire la propria identità, il secondo consente di sviluppare abilità nel distinguere la realtà esterna da quella interna, le esperienze fisiche da quelle psichiche, i processi mentali intrapsichici dalle comunicazioni interpersonali. Mentalizzare significa allora avere la capacità di osservare se stessi da un punto di vista esterno e gli altri da un punto di vista interno. Mentalizzare è dunque anche UN’ABILITÀ SOCIALE.
Considerato l’importanza che la mentalizzazione ha nello stabilire relazioni sociali sane e per sentirsi sentiti dagli altri, un deficit di questa capacità può causare confusione, fraintendimenti, comportamenti inadeguati e rotture nelle relazioni. La tensione, la paura e in generale l’attivazione emotiva influiscono a loro volta negativamente sulla capacità di mentalizzare.
Quando si parla di COMPROMISSIONE della capacità di MENTALIZZARE, nei disturbi alimentari, si intende forme di distorsione della realtà psichica, in cui i fenomeni mentali vengono sperimentati attraverso impressioni corporee.
I disturbi alimentari sono caratterizzati da:
- EQUIVALENZA PSICHICA:l’incapacità di distinguere l’esterno dall’interno, la mente dal corpo, il proprio sé dagli altri. Ciò che esiste all’interno della mente equivale a ciò che esiste nel mondo esterno, vale a dire che i pensieri vengono percepiti come reali. Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare le esperienze sensomotorie e corporee (come il peso, la forma, la fame) sono entità fisiche che funzionano come metafore dei fenomeni psichici. Per esempio, quando si viene colpevolizzati per quanto costiamo o per quanto spazio occupiano allora desideriamo di farci sempre più sottili per occupare meno spazio possibile.
- TELEOLOGIA: la tendenza a fisicizzare la vita psichica e le relazioni, per cui la comprensione di sé e degli altri passa attraverso comportamenti fisici: solo un cambiamento fisico è considerato un vero indicatore delle intenzioni degli altri; ci si affida solo a ciò che è fisicamente osservabile; il corpo è utilizzato per rappresentare stati mentali. Nell’ambito del disturbo alimentare i grammi, le calorie, gli orari, le attività, gli schemi sono indicatori osservabili della vita psichica e relazionale. La perdita di peso è allora equiparata alla padronanza di sè e alla capacità di controllo.
- ESPERIENZE DISSOCIATIVE che nell’ambito dei disturbi alimentari si riferiscono alla dissociazione dalle emozioni, dalle sensazioni fisiche e alle distorsioni nella percezione del proprio corpo.
- DISSOCIAZIONE MENTE CORPO (soggetto iperincarnato e disincarnato): il soggetto con disturbo alimentare percepisce il proprio corpo come troppo reale (iperincarnato) o esageratamente irreale (disincarnato). Ha la tendenza a concentrarsi eccessivamente sugli aspetti esteriori negativi, o percepiti come tali, ed è incapace di prendere le distanze da questa insoddisfazione, in tal caso si parla di soggetto iperincarnato. Nel caso invece in cui ci sia una compromissione della consapevolezza delle proprie percezioni corporee, si parla di soggetto disincarnato.
- DISTORSIONI dell’IMMAGINE CORPOREA (esperienze dissociative)
- ALESSITIMIA: riduzione o assenza del pensiero simbolico, che comporta l’incapacità di individuare e descrivere le emozioni agli altri. Questa incapacità è legata ad una disconnessione tra la componente fisiologica e la componente cognitiva delle emozioni. Fissarsi allora su determinate qualità fisiche, come la magrezza o il muscolo allenato, aiuta a stabilire una forma di connessione con la realtà psichica attraverso la fisicità.
- DEFICIT COGNITIVO (IPERTROFIA nell’ANALISI e DEFICIT di ELABORAZIONE GLOBALE) deriva dalla tendenza a concentrarsi ossessivamente su aspetti limitati (come i grammi, i tempi, i centimetri e le loro minime variazioni), che spinge alla ruminazione. Questo aspetto ha un impatto decisivo sulla capacità di relazionarsi agli altri e di farsi convolgere nelle loro questioni (mentalizzazione) e conseguentemente comporta un minor piacere nelle interazioni sociali.
- DIFFICOLTÀ nella COMUNICAZIONE EMOTIVA (nell’espressione e riconoscimento delle emozioni). Bulimia e anoressia condividono la difficoltà di riconoscimento delle emozioni, mentre il deficit di espressione sembra essere presente soltanto nell’anoressia.
- DIFFICOLTÀ nelle RELAZIONI SOCIALI: le difficoltà nella comunicazione emotiva comporta difficoltà nelle interazioni sociali, con conseguenze sull’adattamento sociale e favorendo l’isolamento sociale.
- SENSO del Sé DEFICITARIO deriva da un’ampia varietà di carenze collegate al deficit cognitivo, all’immagine distorta del corpo e alle esperienze dissociative
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